Vento di libeccio
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Lievi danzano le barche
di Punta Grugno;
il pontile sembra incedere,
ondeggiando sinuoso ed altero,
verso la sospirata riva
seguendo un’arcana sinfonia.
E’ il vento di libeccio
a condurre le danze.
Il ritmo incalza,
con forza gonfia le onde,
le solleva, le innalza;
con esse sollecita le barche,
le eccita, le inebria
fino a trasformarle
in maestosi, superbi cigni
che, con il loro collo possente,
strattonano gli ormeggi
in un irrefrenabile, urgente
anelito di libertà…
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Notte d’angoscia
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Dondola il veloce treno
ma il sonno non viene,
i cruciverba e l’intricato giallo
non servono a niente.
Gli occhi restano aperti, sbarrati
nella penombra del vagone letto:
troppo agitata è la mia mente.
E’ stato qui,
su questa linea maledetta,
che mio figlio è morto!
Il ritmo di un treno
simile a questo
ha alimentato la sua angoscia,
ha amplificato la sua paura
fino all’immane sciagura.
Nel mio cuore si rinnova
la sua stessa agitazione
fino a sfiorare il panico:
ho difficoltà a rimanere
chiusa qui dentro, inerme.
Vorrei fuggire anch’io,
volare da questo finestrino,
provare le stesse sensazioni
di chi non tornerà mai più.
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