”Quando giù nel Tavoliere tutto arde la calura a Panni, sull’altopiano Pan Monte Sario, si gode la frescura“ *
 Già il titolo ci porta a pensare di un paese dove paesaggio incontaminato e tanta aria salubre si intrecciano fra loro creando un territorio da favola, un mondo affascinante.
A prima vista può sembrare un paese difficile eppure quei luoghi custodiscono autentiche riserve naturalistiche che meritano di essere visitate. Per questo armatevi di macchina fotografica e via, fra colline, boschi, ruscelli che saranno la scenografia del vostro vagabondare e godervi appieno il bel paesino di montagna che si chiama Panni in provincia di Foggia.
Godetevi le stradine del paese, gli uccelli, il verde, l’aria incontaminata a testimonianza di un territorio ancora sano. Alla fine, dopo tanto girovagare per il paese e fra queste bellezze naturali, un pò di relax sicuramente vi farà bene. Non aspettatevi grandi cose, ma parlate con la gente, entrate nei piccoli negozi, sedetevi sulle panchine della passeggiata del Castello, godetevi le prelibatezze della cucina locale. Guardate tutto l’insieme ed avrete in regalo la sensazione di aver scoperto un mondo sconosciuto e da favola riportandovi indietro nel tempo; visitate questa perla del Subappenino.
Una passeggiata nel bosco, in silenzio, riempiendosi i polmoni del profumo della resina dei pini, mentre la luce filtra tra i rami. Un pomeriggio di relax, sdraiate su un morbido tappeto di erba rivolgendo lo sguardo al cielo.
Da quanto tempo non ti concedi una pausa d’immersione nella Natura? Intanto chiudi gli occhi e non sarà difficile materializzare nella tua mente questi possibili scenari.
La sensazione che ne trarrai sarà d’immediato benessere, La Natura fa parte di noi, ma di cui ci siamo dimenticati.
Aristotele scriveva che “il medico cura, la Natura guarisce”
Panni vi aspetta con tutte le sue sagre, con tutti i suoi prodotti, con tutti i gioielli del suo territorio, con tutta la sua Natura. .

00-Prefazione

Prefazione
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Si potrebbe collocare questa opera di Lucia Manuppelli entro il genere diaristico ed autobiografico, in quanto gli elementi che afferiscono ad entrambi i generi compaiono tutti ed in grande equilibrio tra loro:l’impulso confessorio e liberatorio di accadimenti personalissimi ed intimi, la narrazione di sè in termini di successione temporale ed uno stile caldo, fluido, che riversa episodi e parole con la stessa sinfonia dolce e lieve di un ruscello di montagna, con la stessa partecipazione serena ed intensa di un invitato ad un convivio.
Ma non è proprio così perchè in queste belle pagine c’è qualcosa in più, c’è un altro e diverso soggetto-oggetto d’amore che trascorre dentro diario, autobiografia ed elemento narrativo intridendo di sè tutto l’ambito letterario e questo soggetto è un modello interiore radicato
nella coscienza, è un patrimonio affettivo,
culturale, comportamentale di larga valenza, è magistero di vita, pensiero ed azione per l’autrice.
E’ il padre che si erge a modellizzazione di un vissuto esemblare, a simbolo di alti valori morali e di virtù personali di vasto respiro.
Il padre di Lucia, scomparso fisicamente dal mondo già da alcuni anni, è vivo, nella prosa della scrittrice, presente ed il suo vissuto è concreto, tangibile: quotidianamente si arma degli strumenti di lavoro, si accosta alla vita portando in mano pazienza e consapevolezza ed il suo
giorno è pieno, ricco di impegni e responsabilità sociali e familiari.
Ed a sera… a sera ancora lavoro. ma con l’orecchio proteso ad ascoltare le letture scolastiche di Lucia, a consigliare, a correggere benevolmente, a sentire anche col cuore il senso della propria missione di padre, di uomo e di marito. Di marito che attende la notte per sussurrare, tra le piume dei cuscini, piccoli e grandi segreti alla sua sposa, per decifrare e comprendere i comportamenti dei figli, per prendere decisioni per loro, per disegnare il loro futuro.
Sono, questi sussurri, musiche che non si dimenticano, sono voci che si portano dentro per sempre, come fa ben intendere l’autrice, e si tramutano in quella forza interiore che sostiene nei momenti di maggiore difficoltà, di dimissione dell’Io, di rinuncia alla speranza e diventano strumenti per resistere alla vita quando la notte procede in anticipo sui propri tempi e vuole inghiottire sole e giorno… e vuole vincere sulla fragilità umana!
Non bisogna comunque credere che il padre sia sottoposto dalla scrittrice ad un processo di sublimazione, che venga immerso in una dimensione celestiale ed angelica per iconizzarlo per sempre in una stabile fissità della memoria.
Erminio, nell’inchiostro di Lucia Manuppelli, rimane nella sua splendida e caleidoscopica dimensione umana; non esita a lavorare il doppio perchè la famiglia stia meglio economicamente, è capace di accettare un’arma, pur nutrendo la speranza di non doverla mai usare, per difendere il suo impegno di lavoro, è capace di dettare regole precise a chi ama: niente parole forti in casa e fuori perchè il linguaggio è lo strumento di comunicazione morale con cui si entra in dialogo col mondo, è la cartina di tornasole della propria ed altrui bella e limpida umanità e chi dei figli sbaglia, viene punito senza esitazione.
Erminio è anche capace di grandi tenerezze, di rinunce a quelle forme rigide di inflessibilità che, per tradizione, costituiscono l’ambito privilegiato della virilità del padre-padrone: egli sa scusarsi con la figlia pre-adolescente per il suo ingannevole gesto di farle tagliare i capelli senza nemmeno avvertirla, sa tornare indietro dalle proprie posizioni e mantenere la promessa fatta, senza troppa convinzione, anni addietro di farle continuare gli studi universitari, sa dichiararsi disponibile, quale sostegno incondizionato, alla figlia in un momento difficile della sua giovane vita.
Erminio insegna spontaneamente, senza sovrastrutture, che cosa è il rispetto, la solidarietà del nucleo, l’affetto profondo, il Bene ed i suoi codici sono espliciti e comprensibili nell’immediato, sono diretti, semplici ed amorevoli ma anche fermi e rigorosi.
E Lucia, che è stata la sua ombra, piccola ombra abbracciata, coccolata, sostenuta, educata, fortificata; cresce, gradualmente prende coscienza di sè e vive autonomamente sempre in quel solco di rettitudine che le ha tracciato il padre, divenuto ormai struttura del suo carattere.
Sembra quasi che,ora, sia Erminio l’ombra di Lucia, ombra vigile, attenta ma mai invadente, che si muove con la consapevolezza di una paternità importante ma senza esclusività, una paternità fatta di luce che accende di sè le palpitanti pagine di questo libro.
“Dove, padre, hai preso la capacità di comprendere, di sapere, di fare, di amare, di proteggere per non farmi spaventare dalla vita e dalle esperienze?”
Questa sembra la domanda che l’autrice si pone ed a cui non sa trovare una risposta. Sa solo che, dal momento in cui è nata, quando solo in virtù della sua nascita il suo papà non è partito per la guerra, un evento destinale li ha uniti in un abbraccio lungo oltre la vita, una simbiosi che si è esternata nelle varie situazioni della loro esistenza in cui sono stati di sostegno l’uno all’altro con trasporto e disponibilità e si sono appoggiati l’uno all’altro con quella semplicità che solo l’amore profondo sa generare, dove anche il sacrificio più grande diventa lieve,appagante.
E quello amore è cantato in tutta l’opera, quell’amore che diventa cosmico nelle descrizioni ambientali e paesaggistiche dell’autrice, dove la Natura è vista come l’espressione benevola di un’Entità superiore, l’amore che l’ha sostenuta nelle varie acquisizioni della sua vita e continua a sostenerla anche oltre la morte fisica del padre quando (per un tragico evento che Lucia tace, come per preservare e rendere esclusivamente suo il dolore per la perdita del giovane figlio) si sente sull’orlo del precipizio e la speranza e la speranza e la fiducia sembrano abbandonarla ed annullarsinell’angoscia e nella depressione.
In quel momento di grave difficoltà suo padre è ancora accanto a lei, premuroso, a chiudere le ante della sua finestra pericolosamente spalancate sul “Nulla”, con un atto d’amore che supera ogni distanza, ogni distacco, nel quale passato, presente e futuro si saldano tra loro in un anelito d’eternità.
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Prof. Grazia De Michele

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