Dall’Ariella all’Avella
**
Seduti all’Ariella,
assaporiamo l’aria frizzante
che sale dalla valle.
Tra il frinir delle cicale
e lo stormir degli alberi
l’animo si rasserena.
Come un bimbo spensierato
il cuore fa salti di gioia
e nell’aria rarefatta
prende il volo…
Appeso al vento
si dondola libero, leggero;
gli è compagno un deltaplano
dalla grande cupola verde
libratosi dalla stessa rupe.
Sereno si inebria
alla brezza gentile
e vola lieve, sicuro
fino a planare dolcemente
ad un passo dall’Avella
nel vigneto che fu di papà
tra quelle zolle amiche
che risuonano ancora
di voci care, passate
******…******
“Old garden”
**
Mai nome fu più indovinato
per questo moderno luogo di ritrovo;
qui, un tempo, veramente c’era
uno splendido giardino
gelosamente custodito
e, quando c’era consentito,
era come entrare in un mondo
irreale, fatato;
rimanevamo sbigottiti.
Ora tutto è trasformato
ma la memoria fa rifiorire
sia i lillà che i superbi roseti.
Anche il pozzo è vestito a festa
dal bel muretto protettivo
ma, ancor oggi, è ombreggiato
dal vecchio antico pero…
Istintivamente, come allora,
la mano si protende
e, come allora, ancora sento
le forti braccia di Alfonsino
che, come fuscello, mi sollevava
verso l’agognato frutto…
Vergognosa la mano si ritira:
non si può a sessant’anni
comportarsi da bambina
******…******